Nato nel XIII secolo come avamposto militare, il castello subì un’importante trasformazione nel Quattrocento grazie al colto e illuminato Valerano, signore e reggente del Marchesato di Saluzzo, che la trasformò in una signorile dimora di famiglia in concomitanza con l’istituzione del feudo della Manta. Fu lui a voler arricchire la Sala Baronale con i bellissimi affreschi. Sulla parete sud, il mito dell’eterna giovinezza è raffigurato dalla fontana della giovinezza, sormontata dal dio Amore. Sul lato opposto della sala, vegliano nove prodi eroi e nove eroine dell’antichità classica che, in abiti quattrocenteschi, raffigurano gli ideali cavallereschi delle virtù militari e morali.
Intorno alla metà del XVI secolo, il complesso fu oggetto di nuove trasformazioni. A questo periodo risale il Salone delle Grottesche, caratterizzato da uno splendido soffitto decorato con dipinti e stucchi di chiara impronta manierista, ispirati a quelli delle Logge di Raffaello in Vaticano. Da visitare anche gli ambienti di servizio con le cantine e il cucinone con la gran volta a botte e un grandioso camino, la chiesa castellana, voluta da Valerano e il parco ampio e ombreggiato da cui si gode di un’incantevole vista sulle ridenti colline della val Varaita.
Il bene è stato donato al FAI da Elisabetta De Rege Provana nel 1985.